Descrizione
Giampaolo Pretto è nato a Verona nel 1965.
La sua carriera lo vede fondamentalmente impegnato come primo flauto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e come concertista. Da solista ha inciso tutti i capolavori della letteratura flautistica e opere espressamente dedicategli da grandi compositori contemporanei.
Si è sempre distinto nella scena cameristica internazionale, in particolare con il “Quintetto Bibiena”; ultimamente gli sono stati tributati nuovi riconoscimenti anche sotto la duplice veste di compositore e direttore d’orchestra.
Nella sua vita ha sempre ritagliato uno spazio importante da dedicare alla didattica: fino al 2004 con corsi e master class di perfezionamento, dal 2004 in poi impegnandosi unicamente alla selezione e alla formazione dell’Orchestra Giovanile Italiana.
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Cos’è questo libroNell’estate del 1974 un bambino grassottello, già clarinettista mancato dopo sole due lezioni (l’ancia gli fa orrore), impugna per la prima volta uno strano arnese, dal colore apparentemente argenteo, e che – così asseriscono – si dovrebbe suonare per traverso. Per traverso??? Che idea assurda! Il bimbo ci prova, ma rimane molto perplesso: ha già visto suonare uno strumento analogo in televisione, ma nella scarsa definizione del bianco e nero dell’epoca scambia la parte esterna della boccola per la lingua del flautista. “Ma perché per suonare quel flauto storto bisogna tirare fuori mezzo metro di lingua?”, si chiede sgomento. Altra domanda: “Ma come si fa a muover le dita senza poterle vedere?”.Nel soffiare gli gira immensamente la testa: dopo pochi secondi gli manca ossigeno, si deve fermare e soprattutto non ha nessuna voglia di riprovare. Dopo qualche giorno di tentativi scarsamente convinti, sta per arrendersi definitivamente, di fronte alla difficoltà di un artificio che gli pare assolutamente insormontabile: come diavolo si fa a muovere insieme tutte quelle dita nel passaggio tra do e re della seconda ottava? Piange a dirotto, e comunica tra le lacrime ai genitori che quell’arnese è troppo difficile, e che non farà mai il flautista. “Ok, pazienza”, dicono i genitori. Poi però ci riflette qualche minuto, qualche ora e qualche giorno: “Ma ci sarà pure un modo di far funzionare ‘sto maledetto coso!”, pensa. E comincia a lambiccarsi il cervello…Sono passati quasi quarant’anni e diverse migliaia di concerti: ma “’sto maledetto coso” continua a costringermi a pensare su come farlo funzionare a dovere. Dentro il suono è la sintesi di questo pensiero.
Sia ben chiaro: quello che vi trovate tra le mani non è un metodo, meno che mai un metodo accademico. I negozi sono già pieni di eccellenti e indispensabili metodi per flauto traverso, completi di esercizi, tavole di posizioni e sezioni anatomiche. Semmai tenta di essere quel manuale di istruzioni che si sono dimenticati di fornirvi quando vi hanno venduto il flauto, fosse uno, cinque o trent’anni fa. Cerca di illustrare approfonditamente una della diverse possibilità di soffiare nel flauto traverso moderno: la mia.Il flauto si suona, suonare è giocare, e giocare è un affare maledettamente serio.
A un certo momento, se il gioco si fa davvero cattivo, bisogna rassegnarsi come minimo a imparare bene le regole. Almeno un certo tipo di regole, quelle giuste per quel modo di giocare lì, diverso da un altro ma ugualmente degno delle migliori cure.Da quel lontano 1974 ho seguito le lezioni di molti insegnanti, la massima parte dei quali assolutamente eccezionali, e a cui devo moltissimo: nessuno di loro aveva alcunché in comune con gli altri. Ognuno di essi era portatore di una filosofia flautistica e musicale completamente diversa: come tentare di armonizzarle tra loro? E soprattutto: cos’era bene per me?Ho cercato allora di valorizzare la specificità di tutti quei diversi approcci, nell’ottica di assecondare il più fertile melting pot, che mi permettesse però di aggiungere, a mia volta, una creatività del tutto personale, basata sulle multiformi esperienze che andavo via via facendo, in una professione iniziata assai presto.
A questo scopo in tanti anni di studio ho riempito quaderni e quaderni di annotazioni, appunti, confronti, esercizi, tentativi, riflessioni: spesso sono ripartito da capo molte volte e ho riazzerato tutto, altre volte mi sono trovato allo stesso incrocio ma proveniendo da un percorso diverso; alla fine ho intravisto una direzione molto chiara, assolutamente la stessa che, io per primo, pratico quotidianamente, quando porto il flauto alle labbra e cerco di concentrarmi sulla prima inspirazione, (che dev’essere al tempo stesso ispir